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Il filmato non č prova, assolto
C'era la droga in quel capannone. E ad andarci era solo lui. Sempre sotto stretto controllo dei carabinieri del Ros che avevano piazzato lì microspie e telecamere. La droga tuttavia sparì. Restarono così le immagini e le testimonianze dei militari. Tanto bastò alla Corte d' appello per confermare la condanna a otto anni di Guido Oddo, imprenditore tessile palermitano con stabilimento a Carini, per possesso di eroina, un chilo per l' esattezza. La Corte di Cassazione dice ora il contrario. L' osservazione non basta e tutta l' attività di controllo del Ros non poteva costituire prova perché non autorizzata nelle forme previste dal codice. Risultato: niente condanna per Guido Oddo che ha visto accolto il ricorso presentato dal suo legale, l' avvocato Giorgio Bisagna che sul punto aveva insistito già dal primo grado di giudizio. Oddo dovrà subire un nuovo processo, già fissato per maggio presso la seconda sezione della Corte d' appello. La pronuncia della Cassazione, sesta sezione penale, presidente Luigi Sansone, è avvenuta al termine del processo scaturito dall' operazione Acquario del 1996, il blitz contro la colonna mafiosa di Partinico. La Corte a maggio scorso, nell' annullare con rinvio la condanna di Oddo di cui ora si conoscono le motivazioni, aveva invece confermato le condanne per mafia a pene comprese tra i 10 e i 6 anni, inflitte al latitante Giovanni Bonomo, considerato capomafia di Partinico dal 1993 al 1996, a Vito Vitale che lo avrebbe sostituito al vertice del mandamento a partire dalla seconda metà del 1996 e ancora a Filippo Di Piazza, Paolo Palazzolo, cognato di Bernardo Provenzano, Pietro e Filippo Bisconti, Giuseppe Gelardi, Antonino Nania, Filippo Riccobono, Michele Vitale, fratello di Vito, Salvatore Candela e Gaetano Lunetto. Il processo d' appello si era concluso il 17 luglio del 2000. Le indagini a carico di Oddo erano iniziate a seguito di una segnalazione del Sisde. I carabinieri del Ros erano entrati nel capannone dell' imprenditore, nell' area industriale di Carini, e avevano trovato la droga. Su autorizzazione del magistrato però era stato ritardato il sequestro ed erano state piazzate delle telecamere per verificare chi andasse a prelevare l' eroina. «Dalle osservazioni - ricostruiscono i giudici - era risultato che solo Oddo andava ogni giorno nello stabilimento inattivo. In un successivo ingresso i carabinieri constatarono la scomparsa dello stupefacente». Per il legale di Oddo, al contrario, la disponibilità del capannone non prova il possesso della droga. Né costituiscono prove le analisi di laboratorio su un campione di droga che i carabinieri avevano prelevato perché non vi è traccia di un verbale di sequestro. I giudici gli hanno dato ragione. (e. b)
Fonte: Repubblica