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Visita al carcere dell'Ucciardone dell'Unione Camere Penali
Ho visitato giorno 10 luglio scorso, con una delegazione dell'Unione Camere Penali il carcere di Palermo dell'Ucciardone.
Da penalista, che tante volte si è recato nel carcere per incontrare i propri clienti, potere accedere agli ambienti in cui i reclusi vivono, è un'altra sensazione.
L'Ucciardone, carcere borbonico, è una realtà ben presente nell'immaginario dei Palermitani, anche per il carico di storia, di tragedie e di segreti che porta con sè.
Ma vederlo oggi, nel 2012, è una esperienza sconvolgente, già per un addetto ai lavori.
Figuriamoci per chi vi è recluso, ma anche per chi vi lavora.
Una sola sezione è stata di recente ristrutturata ed ha condizioni di vivibilità accettabili.
Ma le sezioni ancora aperte e non ristrutturate non hanno nulla da invidiare alle carceri thailandesi, indiane o turche.
Altro che Unione Europea.
CI sono ambienti, tipo le docce, dove sulla parte di tetto che ancora on è crollata, non vi è semplice muffa, ma vero e proprio "lippo" ( limo) di un verde smeraldo degno di una palude o del fondo di una vecchia cisterna.
I detenuti usufruiscono di quattro ore d'aria in tutto, ma per il resto della giornata stanno chiusi in celle, a secondo della metratura, sono in quattro, cinque, sino a dieci. Il criterio è che se il massimo consentito di detenuti è, mettiamo due, ne ospitano quattro...
Molti di loro , più della metà, sono semplici imputati, quindi non definitivi, in ossequio alla presunzione di innocenza sancita costituzionalmente sino alla condanna definitiva...
I cosiddetti "definitivi" invece sovente sono dentro per cumulo di pene per reati quali la vendita di cd contraffatti, lo spaccio minuto, magari la ricettazione.
Certo ci sono pure "sex offenders" come con linguaggio "tecnico" li definisce la Direttrice, peraltro molto attenta e consapevole della "tragedia" carceraria, ma anche loro sono "posteggiati" là, senza alcuna prospettiva... in attesa di uscire e magari di ricominciare a fare i pedofili e gli stupratori.
L'assistenza psicologica è pressocchè assente, gli educatori sono pochi. Le scuole invece funzionano ed anche la formazione professionale, ma in estate, quando il caldo, come in questi giorni porta temperature intorno se non superiori ai 40 ° non ci sono possibilità di distrazioni, si è soli, con la pena e nessuna possibilità di pensare ad un futuro migliore.
Solo rabbia che cova.
Si può immaginare un futuro senza carceri? Forse no, ma che il carcere sia comunque un luogo per esseri umani, e magari per esseri umani che sono condannati in via definitiva questo non dovrebbe essere solo un pio pensiero, ma un dovere sociale. La pena è sicuramente sanzione ma anche emenda e rieducazione, aspettativa e speranza che una persona acquisisca una nuova consapevolezza, e ricucia le ferite che ha aperto, se ve ne sono, con gli altri esseri umani che ha danneggiato.
Ma come si può realizzare ciò se si è ridotti a sotto uomini, costretti solo a soffrire, e magari non vi sono ferite aperte verso altri uomini ma solo lesioni di interessi economici o istituzionali?