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Cultura della legalitā o della "sicurezza", riflessioni a margine dell'arresto di 73 Avvocati Turchi
Non meravigliamoci troppo di quello che sta accadendo in Turchia per ora. E' vero l'Italia non è ( ancora) la Turchia, ma i cauti distinguo della Ministro Bonino, il silenzio assordante della cancelliera tedesca, ci confermano che la Turchia gode della fiducia della Fortezza Europa. Una fortezza "legalitaria" e "sicuritaria" dove i due termini si equivalgono. Ma, sostanzialmente è quello che è accaduto negli ultimi anni anche in Italia. Si è confuso il concetto di legalità con quello di "ordine pubblico". I garanti della "legalità" sono diventati così solo Giudici e Poliziotti, legati, al di là di formali invocazioni di indipendenza della Magistratura consociata, da un patto di ferro "securitario" che ha messo spesso a tacere le violazioni dei diritti umani che ogni giorno si "celebrano" in caserme , carceri, cie etc.... In Italia la retorica "legalitaria" ha travolto e disintegrato la figura dell'Avvocato, additato al pubblico disprezzo perchè "difende i delinquenti", perchè si "fa pagare" perchè " se hai i soldi esci dal carcere". Le star ai convegni sulla legalità sono magistrati, funzionari di Polizia e politici. Gli avvocati, per essere ammessi a questi prestigiosi consessi devono fare formale abiura delle attività difensive tipiche, e limitarsi a fare "parti civili" o "civil actions" o "volontariato". Per gli altri anatema sia! Mi aspetterei adesso che le tante "agende rosse" sventolanti davanti ai Palazzi di Giustizia, i Comitati per la difesa della Costituzione, scendano in piazza, anche in Italia per denunciare quanto accade in Turchia, senza dimenticare che è più vicina di quanto si immagini.